Onu, niente rivoluzione rosa: per il dopo Ban Ki-moon il favorito è Guterres

repubblica.it

Nonostante le pressioni e gli appelli per affidare a una donna il vertice dell’Organizzazione, dai due voti consultivi del Consiglio di sicurezza esce nettamente in vantaggio l’ex premier portoghese, che ha diretto l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Per la successione di Ban Ki-moon, il cui secondo (e ultimo) mandato come segretario generale dell’Onu scadrà a fine anno, tutti chiedevano – a parole – di scegliere per la prima volta una donna. Per mesi l’ambasciatore colombiano al Palazzo di vetro, Maria Emma Mejia, ne ha fatto una battaglia di principio, ricordando il significato simbolico che avrebbe avuto un cambiamento del genere al vertice del “sistema” Nazioni Unite. E tra gli undici candidati che si sono fatti avanti, sottoponendosi a “esami” e a faticosi incontri con la società civile, ci sono state ben cinque donne. Ma tutto lascia pensare che la rivoluzione rosa all’Onu dovrà aspettare: battendo per la seconda volta tutte le rivali, il portoghese Antonio Guterres è ora in netto vantaggio nella corsa per segretario generale.

Ex-premier socialista di Lisbona dal 1995 al 2002, e poi Alto commissario dell’Onu per i rifugiati per dieci anni (fino al dicembre 2015 quando ha lasciato il posto all’italiano Filippo Grandi), Guterres ha vinto venerdì scorso anche il secondo dei due voti segreti e consultivi del consiglio di sicurezza. Ha infatto ricevuto undici “incoraggiamenti” tra i 15 paesi membri del consiglio, oltre a due voti di “non-incoraggiamento”, cioè contrari, e due astensioni. Che significa il punteggio? In questa fase, aspettando che si delinei un consenso, i quindici si limitano a esprimere degli orientamenti sui vari candidati. Con tre opzioni: “incoraggiamento”, “non-incoraggiamento”, o “nessuna opinione”. La nomina spetterà poi ai 193 membri dell’assemblea generale, quando saranno chiamati (si pensa a ottobre) a pronunciarsi sul nome proposto dal Consiglio di sicurezza, all’interno del quale, però, ognuno dei cinque membri permanenti ha diritto di veto (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna).

In teoria chiunque può essere scelto per l’incarico, ma per una antica consuetudine il posto di segretario generale ruota tra i vari continenti: così, dopo Kofi Annan (Africa) e dopo Ban (Corea del Sud, Asia), ci si aspetta un segretario generale espresso dall’Europa: possibilmente dall’Europa dell’Est, come Mosca non si stanca di ripetere, ricordando anche che non l’ha mai avuto.

Venerdì scorso Guterres ha ricevuto un voto di meno dei dodici incassati nella prima occasione del 21 luglio, ma è sempre finito in netto vantaggio. Al secondo posto, con otto voti a favore e 4 contrari, si è piazzato Vuk Jeremic, ex-ministro degli esteri della Serbia ed ex-presidente dell’Assemblea generale dell’Onu.

Al terzo, Susana Malcorra, attuale ministro degli esteri dell’Argentina, molto apprezzata alla Casa Bianca ed ex-capo di gabinetto di Ban (che lunedì è andato a farle visita). Al quarto posto Danilo Turk, ex-presidente della Slovenia. Poi: Irina Bokova, direttore dell’Unesco; l’ex-ministro degli esteri macedone Srgjan Kerim; Helen Clark, ex-premier neozelandese e capo del Undp. Gli altri candidati (tra cui le altre tre donne) hanno ricevuto pochissimi consensi, perdendo di fatto ogni speranza.

Sarà dunque Guterres il nuovo segretario generale? Al Palazzo di vetro, dove è ben conosciuto, molti pensano che sia cosa fatta e se ne rallegrano: ricordando soprattutto l’impegno del leader portoghese su un tema, quello dei rifugiati, che assume proporzioni sempre più drammatiche e che sarà al centro di un summit all’Onu dei capi di stato e di governo il prossimo 19 settembre. Lui, Guterres, 67 anni, professore universitario prima di entrare in politica, ha il pieno sostegno del governo di Lisbona e si sente già nel nuovo ruolo. “Abbiamo bisogno di un rilancio della diplomazia per la pace”, ha dichiarato in una intervista a Ian Bremmer pubblicata su Time. “L’architettura della pace è, per l’Onu, il settore che ha bisogno di un intervento immediato”.

Molti diplomatici ed esperti di vicende Onu avvertono però di non sopravvalutare il risultato dei primi due voti del consiglio di sicurezza e quindi di non incoronare Guterrese prima del dovuto. Il problema? Bisogna capire bene come intendano muoversi le super-potenze, a cominciare da Russia e Stati Uniti, che hanno comunque il potere di veto. Ad esempio, se fosse stato l’ambasciatore di Mosca Vitaly Churkin a dare uno dei due voti contrari al candidato portoghese, il suo percorso rischierebbe di essere ostacolato da una manovra di Putin. Non è neanche escluso che, in extremis, magari per neutralizzare eventuali veti incrociati, si aggiungano nuove candidature alle undici di adesso. Un nome nuovo che circola, ad esempio, è quello di Kristalina Georgieva, l’economista bulgara di 62 anni che è commissario a Bruxelles per il bilancio e le risorse umane.

di ARTURO ZAMPAGLIONE